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Binta Diaw « Il peut pleurer du ciel » a Torino

Binta Diaw Torino

Inaugura il 20 giugno, la mostra personale di Binta Diaw, curata da Ilaria Bernardi, co-organizzata e co-prodotta da Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Associazione Genesi.

Il progetto è concepito come un’immersione multisensoriale che affronta la complessa questione della migrazione e della sua storia tra due continenti: Africa ed Europa. Urgente questione politica ed economica attuale, la migrazione è anche un tema filosofico profondo in cui si intrecciano identità, patrimonio culturale e immaginazione.

Fin dagli inizi della sua ricerca artistica, Binta Diaw (Milano, 1995) si interessa dei movimenti dei popoli nel corso del tempo, siano essi volontari o forzati, ufficiali o non ufficiali. L’artista approfondisce, in particolare, la nozione di diaspora che connota anche il corso della sua stessa esistenza, da italiana di nascita, nata da genitori senegalesi in Italia.

Per la tappa di Progetto Genesi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Binta Diaw crea un’installazione immersiva, realizzata durante una residenza in Senegal sostenuta dall’Istituto Italiano di Cultura di Dakar, che affronta il tema della migrazione in modo non convenzionale per condurci verso il racconto della sensibilità del corpo umano migrante nei suoi legami con la natura e con la cultura che lo circonda.

Spiega l’artista: “Ho girato questo video nel quartiere periferico di Yarakh a Dakar con l’intento di spostare l’attenzione sul luogo di partenza e sulla partenza stessa delle persone che decidono di partire da lì. La migrazione è ormai generalizzata in un’unica immagine: i migranti che sbarcano e che invadono. Ma non ci si chiede e non ci si sofferma a pensare da dove partono, da che sofferenze arrivano e soprattutto in che modo hanno affrontato il viaggio. Il video è dunque una metafora del corpo che attende la sua sorte: un invito da parte dell’oceano che accoglie il corpo nelle sue acque fino a quando quello stesso corpo viene respinto. Il tappeto, da sempre legato in alcune culture a concetti quali quello di ospitalità e spiritualità, nel video diviene una metafora del corpo migrante, del corpo in movimento da un luogo all’altro, da uno stato fisico ma anche mentale, a un altro”.

La mostra è accompagnata da una monografia sull’artista, curata da Ilaria Bernardi, edita da Silvana Editoriale e prodotta dall’Associazione Genesi.

L’esposizione a cura di Ilaria Bernardi presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo è aperta fino al 22 ottobre 2024 e si svolge nell’ambito della terza edizione di Progetto Genesi. Arte e Diritti Umani, promosso dall’Associazione Genesi dal settembre 2021.

Maggiori informazioni

https://fsrr.org/eventi-fsrr/

https://associazionegenesi.it/events/progetto-genesi-2024/